Oggi nel mondo dei social la fotografia ha subito un evoluzione di tipo esponenziale. Prima, fino a vent'anni fa, nessuno avrebbe mai pensato che miliardi di persone avrebbero fotografato il loro comun vivere per condividerlo con gli altri, proprio come nessun ristoratore avrebbe potuto presupporre che una bella fotografia o un video fatto bene sarebbe stato un'attrattiva per la propria azienda. Oggi Instagram, Facebook, Twitter e tante altre piattaforme digitali, sono diventate delle vetrine in cui ogni persona ha la possibilità di mettersi in mostra ed è proprio qui che, in modo dirompente, prende campo la foto applicata al cibo. Spuntano, come mosche, i food blogger: le aziende di ristorazioni o le pasticcerie mettono in mostra i loro pezzo forte per aumentare la loro clientela e la loro fama. Per questo, come anticipato dal titolo, la foto è diventata una forma d'arte applicata al cibo. Una bella foto d'impatto può suscitare in noi il desiderio e farci venire l'acquolina in bocca, o ancora, creare il "mito" del luogo perfetto dove celebrare il cibo.
Con questo argomento cosi tecnico oltre le mie competenze ho deciso di dare la parola a due grandi professionisti della fotografia applicata al cibo;
Stefania Fracasso, food blogger con il suo sito www.nuvoledisapori.it e fotografa www.stefaniafracasso.it
Luigi Boccia Fotografo di Torino e www.boccialuigi.com e ideatore del progetto cibografia Italia.
La prima domanda desidero rivolgerla a Luigi, vorrei fare un po' di chiarezza tra i tanti colleghi che come me cercano di gestire una pagina (Instagram o Facebook): è necessaria una strumentazione professionale per fare delle foto che riescano ad attirare l'attenzione di una vasta gamma di persone o è sufficiente un cellulare di ultima generazione? Penso a due grandi nomi, Olive Cotton o Dorothea Lange, avrebbero mai fatto quelle foto che hanno segnato la storia della fotografia con un telefono da 108 MP?
Luigi: "Il mezzo non conta, conta la capacità di comunicare e la creatività innata che uno possiede. Nel mondo della fotografia c'è sempre stata questa ossessione del tipo di attrezzatura, cosa che in pittura o scultura non accade per esempio. Si può raccontare con qualsiasi mezzo, smartphone compreso, ovviamente si parla di progetti professionali si apre tutto un mondo dedicato…come in tutti i settori del resto. Riguardo ai nomi citati, beh…bisognerebbe chiederlo a loro; in quei casi secondo me la fotografia è solo il mezzo che immortala, dietro quelle donne c'è molto di più, raccontano una serie di vissuti".
Capisco bene che ciò che conta non è una macchina super professionale ma ciò che vogliamo comunicare al nostro pubblico.
Bene, ora, parlando sempre con te Luigi, il titolo di apertura di questo articolo è: La fotografia una forma d'arte applicata al cibo, in questi anni sui social si sta assistendo ad un esplosione di questo genere di fotografie, è vero che le foto del cibo sui social sono le più apprezzate? E tu del "#foodporn" cosa ne pensi? Perché questo genere di foto e video creano questa grande attrazione?
Luigi: "In questo periodo storico il cibo è diventato qualcosa che ci accompagna durante tutta la nostra vita; oltre ad essere un nostro sostentamento è diventato qualcosa di iconico, basti pensare a tutti i programmi di cucina in tv che hanno sfornato nuovi personaggi pubblici che prima erano semplicemente chef o food blogger. I social e in particolare Instagram, sono il veicolo più immediato e dal forte impatto mediatico, soprattutto per quando riguarda il cosiddetto #foodporn, ovvero tutto ciò che c'è di proibito nel cibo, con prodotti super colanti e grassi. Cosa ne penso? Mi piace, purché sia fatto bene…trovo però inflazionato questo termine e spesso mal utilizzato".
Si, sicuramente il termine foodporn (ma anche il modo di farlo) oggi è un po' mal utilizzato visti i tanti video dove spesso si fanno degli abbinamenti errati e che talvolta non hanno neanche gusto, lo trovo un utilizzo che va a discapito di grandi piatti che appartengono alla tradizione italiana.
Ricordo la prima volta che vidi una vostra foto su Instagram, rimasi incantato dalla poesia che le vostre foto comunicavano, in quegli scatti i miei sensi si attivarono subito e per me complimentarmi fu d'obbligo. Beh, Stefania e a te che mi rivolgo, ma, quando fotografate il cibo, ho notato che la vostra particolarità è di cogliere l'attimo (lo zucchero a velo che cade sul pandoro come neve, la cioccolata colante etc... ) a quale forma d'arte vi ispirate?

Stefania: "Nel campo fotografico viene chiamata "fotografia d'azione" perché appunto riproduce un'azione e invita lo spettatore ad immedesimarsi in essa.
Personalmente non mi ispiro a nessuna forma d'arte, quello che vedi nei miei scatti sono io, con il mio modo di comunicare e quell'amore incondizionato per il cibo e la fotografia".
Fantastico, quando vedo le vostre foto rimango sempre a bocca aperta perché vedo dell'arte vera e propria. Continuando il discorso, un giorno, leggendo un articolo, rimasi un po' confuso perché questo diceva che la fotografia venne definita "la figlia bastarda abbandonata dalla scienza sulla soglia dell'arte", allora mi domandai: ma viene definita bastarda perché ingannevole o perché espone la cruda realtà di ciò che l'occhio umano vede?
Stefania: "Ho letto quell'articolo e sinceramente mi ha rattristato. Non sono d'accordo che la fotografia sia per pittori mancati, non vedo questo mondo come qualcosa di serie B. Concordo con Luigi quando dice che la scelta del mezzo è indifferente, il concetto fondamentale è la comunicazione. Io ho la mia idea: viene definita bastarda perché secondo l'autore di quel concetto è qualcosa che non ha un padre dal punto di vista storico, non deriva quindi da nessuna forma d'arte".
Capisco, adesso, arrivati a questo punto, abbiamo fatto un po' di chiarezza su cos'è la fotografia nel mondo dei social, sottolineandone l'importanza in un periodo di pandemia dove il mondo sta ancora più connesso.
Arrivati alla fine di questa breve intervista, desidero farvi una domanda un po' personale che riguarda la vostra vita professionale ed è: per la fotografia un passaggio fondamentale è avvenuto nel ventesimo secolo, quando è nata la differenza tra fotografi "puri" e artisti che utilizzavano la fotografia per esprimersi nelle proprie ricerche, voi due come vi definite?
Stefania e Luigi: "Partiamo da un concetto: odiamo la definizione "artista" rivolta a noi, siamo umili fotografi che si divertono con il proprio lavoro e danno il massimo in quello che fanno.
Una cosa è certa, la rottura più importante nel mondo della fotografia è avvenuta con l'avvento del digitale, in quanto il bacino di "fotografi" è aumentato in maniera esponenziale, purtroppo però spesso senza basi tecniche e conoscenze.
Se vogliamo proprio darci una definizione…siamo dei comunicatori creativi".
Vi ringrazio vivamente per aver partecipato all'intervista del Blog C.E e invito i miei cari lettori a far visita ai profili social di Instagram e Facebook di Luigi Boccia e Stefania Fracasso così che possiate rimanere estasiati dai lavori di due grandi professionisti, così come lo rimasi io la prima volta che li vidi.
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