La cabina di regia convocata per il 26 marzo è il primo appuntamento per disegnare il periodo post-pasquale. Il Governo deve decidere sulla strategia da adottare quando, il 6 aprile, scadrà il Dpcm attualmente in vigore. La domanda è una: dal 7 aprile ci sarà un’apertura o continuerà ancora la stretta, sebbene allentata in alcune sue parti? Di sicuro, riaprirà la scuola, anche in zona rossa. Per il resto, bar, ristoranti e locali non devono far altro che adeguarsi alla sfumatura di colore del proprio territorio. Con una possibilità di giallo rafforzato che parla di una chiusura alle 16 di bar e ristoranti per evitare gli assembramenti nell'ora degli aperetivi.
L’ organizzazione agricola segnala che “sono 7 milioni gli italiani che tradizionalmente consumano il pranzo fuori casa a Pasqua per una spesa stimata pari a 400 milioni”. Viene sottolineato inoltre che “un italiano su tre (32%) dovrà rivedere i propri programmi nel lungo weekend di Pasquetta dedicato tradizionalmente alle gite fuori porta”. Viene poi fatto presente che la stretta anti-Covid è un “duro colpo per l’agriturismo che ha già subito perdite di 1,2 miliardi a carico di un sistema di servizi, ospitalità e agri ristorazione leader a livello mondiale che può contare secondo Terranostra su 24576 strutture con 493319 posti a tavola e 285027 posti letto”. Coldiretti conclude che le difficoltà riguardano anche interi settori agroalimentari con vino e cibi invenduti per un valore di 11,5 miliardi dall’inizio della pandemia. In complesso – sottolinea Coldiretti Puglia – oltre 15000 ristoranti e bar, 6500 pizzerie e i 900 agriturismi operanti in Puglia sviluppano un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro che ora è praticamente azzerato, con i pesanti effetti che si trasferiscono direttamente – conclude Coldiretti Puglia – lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori.

Ciò che gridano tutte le associazioni nel mondo della ristorazione e di dare la possibilità a queste strutture di ripartire in tutta sicurezza, applicando i dovuti controlli sollecitando le amministrazioni locali ad essere attenti no quando la situazione e critica ma quando la situazione e ben gestibile cosi da tornare gradualmente alla normalità.
Da venerdì 3 a domenica 5 aprile tutta Italia in zona rossa. Ricordiamo che in queste tre giornate c’è una maggior flessibilità, rispetto alle ordinarie regole delle zone rosse, sul fronte delle visite a parenti e amici, che sono consentite una volta sola al giorno, in un massimo di due persone, all’interno della Regione, nel rispetto dell’orario del coprifuoco (dalle 5 alle 22).
Lunedì 6 aprile: stessa situazione prevista dal 30 marzo al 2 aprile.
Unico aspetto positivo è l’eliminazione dei codici Ateco che avevano lasciato fuori dai ristori del 2020 intere categorie. «È la dimostrazione della necessità di riformare al più presto i codici Ateco afferma Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap, associazione che rappresenta i lavoratori autonomi. Rimane il fatto che i sostegni sono insufficienti: le partite Iva sono state escluse ingiustamente dai ristori l’anno scorso e ora ci troviamo nella situazione in cui alcuni soggetti hanno preso doppi e tripli ristori mentre gli autonomi rimangono solo con questo sostegno. Per molte microimprese che non sono rientrate tra i beneficiari degli aiuti pubblici questo contributo, che sarà intorno ai 1.000 euro, risulta assolutamente iniquo». Insorgono anche partite Iva particolarmente penalizzate dalla crisi cme quelle legate a banqueting e catering: «Il primo DL del nuovo Governo Draghi, sul quale abbiamo riposto tanta fiducia, si è rivelato fonte di cocente delusione. Il sostegno economico è ampiamente insufficiente a fronte di aziende ferme da 12 mesi e con perdite fatturato del 90%».
Questa tornata di aiuti ai lavoratori autonomi e professionisti avrebbe dovuto sanare l’esclusione subita lo scorso anno: nel 2020 infatti partite Iva e professionisti ordinistici hanno ricevuto solo un bonus una tantum e sono stati esclusi da tutti i contributi a fondo perduto. Giusto per capire come si è arrivati al sostegno al ribasso dell’ultimo decreto, basta fare un paio di esempi per capire. Se una partita Iva ha dichiarato un reddito di 50 mila euro nel 2019 (è la fascia più numerosa tra le partite Iva) e un reddito da 25 mila euro nel 2020 ha subito il 50% delle perdite. Quindi nel 2019 guadagnava 4.100 euro al mese e nel 2020 poco più di 2 mila. La differenza è una perdita di 2 mila euro al mese. Il governo ha deciso di rimborsare il 60% della perdita mensile, quindi 1.200. Questa è la cifra che riceverà la partita Iva ma per l’intero 2020. Così chi avrà dichiarato 100 mila euro e perso il 50% degli introiti riceverà 2.400 euro. Davvero troppo poco.
Per questo tutti gridiamo di ripartire anche ri-investendo di nuovo quelle migliaia di euro che ci avete fatto spendere per quelle misure anti covid, dobbiamo ripartire perché in gioco c'è la salute economica del paese che si ritroverà con una situazione disastrosa per questo facciamo presto con i vaccini aumentate gli aiuti e fateci rimettere a LAVORARE!
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